I nuovi riti di passaggio: come creare ansia e tensione continuamente

La società attuale nella quale viviamo è considerata una società liquida. Sono finite le certezze di qualunque tipo. Il futuro è connotato dall’incertezza perenne, in ogni ambito importante della vita: lavoro, relazioni e società.

Le grandi narrazioni del passato non hanno più senso. La speranza di un futuro migliore per le nuove generazioni è concluso.

Tutti gli indici statistici dimostrano che le nuove generazioni staranno peggio di quelle cresciute negli anni ’70: situazione ambientale disastrosa, con il rischio sempre più imminente di un collasso definitivo a livello planetario; aumento della vita media ma peggioramento della qualità della vita con sempre più scarsità di relazioni umane significative; precarietà perenne a livello lavorativo.

Le generazioni dei gloriosi anni ’70 hanno poco da insegnare alle nuove generazioni, che si trovano in una situazione totalmente differente dalla loro, e sono spesso dei modelli di riferimento inarrivabili, con i quali è impossibile confrontarsi. Termini come posto fisso, pensione, sicurezza sono ormai destinati a scomparire dal lessico sociale, in quanto inadeguati a descrivere le generazioni delle partite IVA, degli stage eterni, dei contratti senza tutela…

La situazione nella quale viviamo è la stessa che gli individui dovevano affrontare nelle società arcaiche durante i riti di passaggio. I riti di passaggio erano i mezzi sociali che permettevano alle nuove generazioni di acquisire una nuova identità, che segnava il passaggio, ad esempio, dallo stato infantile a quello adulto. Dopo una prova, stabilita dalla comunità di appartenenza, durante la quale il soggetto era allontanato dal villaggio, veniva riaccolto con una nuova identità, talvolta assumendo un nome nuovo. Prima che potesse essere riaccolto dalla comunità, l’individuo doveva però rimanere in una zona liminare, una zona di limite, in cui aspettare per dare tempo alla collettività di abituarsi alla nuova identità del soggetto.

Oggi i riti di passaggio non hanno più lo stesso senso per noi, ma alcuni passaggi significativi continuano a permanere, pensiamo al lavoro: con l’inizio dell’età lavorativa l’individuo era considerato appartenente al gruppo degli adulti. Ma oggi come si fa a considerare superata tale prova, se non si è mai sicuri di aver acquisito una certezza lavorativa? È come se l’individuo fosse destinato a permanere costantemente in quella zona liminare di cui parlavamo: una zona limite in cui la prova è stata superata, ma non ancora del tutto.

La perenne incertezza, la mancanza di prospettive stabili, è ormai la situazione comune alle nuove generazioni. Chi è più fragile, per vulnerabilità costitutive o socioambientali, può allora andare in crisi, manifestando un disagio individuale. I più comuni tra i disagi oggi riscontrabili sono legati alle varie forme di ansia e depressione. Ecco spiegato il sempre più alto consumo di psicofarmaci.

Un aiuto di uno psicologo, che non voglia solo aggiustare l’individuo, in modo che torni a funzionare in una società malata, ma che lo aiuti a dare un senso al suo accadere esistenziale nella nuova società post-moderna, è ciò che può aiutarlo a superare il disagio che vive.

Se senti il bisogno di un supporto psicologico non esitare a contattarmi: aspettare non è mai una buona idea. Compila il form e fissiamo un appuntamento
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