Lo Psicodramma


Il termine “
Psicodramma deriva dal greco psyché (anima) e drame (azione, adempimento): a livello letterale quindi è l’interpretazione dell’anima, in senso più figurato è azione terapeutica del gioco, terapia fondata sul ruolo e sull’azione.

Lo psicodramma è una tecnica per rendere un insieme di persone un gruppo, affinché questo diventi un mezzo per instaurare una relazione d’aiuto per l’individuo.

L’individuo umano è un animale sociale e vive in gruppo, agendo una serie di ruoli, più o meno stabili e adeguati alla situazione. I ruoli solitamente si conformano alle situazioni passate, piuttosto che a quelle presenti.

Nella concezione psicodrammatica, l’uomo è definito in maniera dinamica, attraverso quattro dimensioni della sua esistenza:

1. Il ventaglio di ruoli che gioca nella vita: ognuno si sente in armonia o meno con se stesso e a proprio agio o a disagio nella società.

2. La rete di interazioni, con la quale tutte le persone si rapportano, e la dinamica dei gruppi con i quali si è impegnati.

3. Il proprio il mondo affettivo personale.

4. Il riconoscimento del proprio ruolo da parte dei gruppi ai quali ognuno appartiene.

L’essere nel mondo dell’uomo consiste in un’interazione continua con l’ambiente, fisico e sociale, che lo circonda. L’essere umano agisce, dando forma alle proprie rappresentazioni intrapsichiche, attraverso il loro manifestarsi concreto nell’ambiente.

La società obbliga l’individuo a ricoprire i diversi ruoli, che però possono anche essere cambiati. II modo peculiare con cui ogni ruolo si realizza è espressione degli apprendimenti relazionali che ogni individuo ha vissuto sino a quel momento della sua storia, ed è condizionato dai modi tipici di comportamento relazionale codificati dalla cultura della società di cui egli è parte.

Breve storia dello psicodramma

Jacob Levy Moreno era uno psichiatra, un filosofo e si occupava di medicina sociale. Iniziò a lavorare nella Vienna di inizio ‘900. Riuniva le prostitute per un controllo medico e poi per farle stare insieme nel parco di Vienna, dando vita alla terapia di gruppo. L’obiettivo di Moreno era favorire e sostenere l’incontro fra gli individui come occasione terapeutica, e quindi inventare dispositivi e tecniche adatti a facilitare tale obiettivo. Fu quindi l’inventore del metodo psicodrammatico.

Criticò il setting terapeutico della Psicanalisi, troppo poco espressivo e limitato a solo due individui. L’altra grande critica che mosse a questo metodo di terapia è il suo esclusivo utilizzo della comunicazione verbale, dove anche il solo alzarsi in piedi in seduta è una difesa rispetto alla terapia.

Moreno intuisce che attraverso la corporeità si permette un approccio terapeutico molto efficace, in quanto rende possibile aggirare quegli ostacoli e difese che la parola, strumento di comunicazione più elaborato e controllabile, frappone nella relazione fra le persone.

Moreno scoprì il teatro, ma si rese conto che i copioni sono solo degli stereotipi, scritti da altri, cui doversi adeguare, gli attori non sono mai i creatori. Moreno iniziò l’esperienza del Giornale vivente: attori professionisti creano una scena teatrale a partire da fatti reali di cronaca.

Un giorno Barbara, un’attrice che solitamente interpretava ruoli di ragazza per bene, impersonò una prostituta assassinata nel parco, ma, al contrario della realtà dei fatti, si difese dall’aggressione con volgarità, scoprendo così un aspetto di se stessa nascosto. Il compagno di Barbara affermò che in famiglia era molto aggressiva, ed impersonare la prostituta sotto il lampione ne aveva fatto emergere la parte ombra, che era stata liberata in un’azione catartica.

Moreno intuì che bisognava mettere in scena i propri ruoli per comprenderli, liberarsene e permettersi di viverne altri più in sintonia con la propria individualità.

Moreno è considerato l’inventore dello psicodramma classico, con un’impronta più marcatamente teatrale e una grande importanza data alla realizzazione teatrale della scena.

Nello psicodramma moreniano si arriva alla catarsi integrativa: attraverso varie tecniche psicodrammatiche il protagonista può percepirsi ad un livello superiore di astrazione. Allo stesso tempo, grazie alla dimensione ludica, corporea e gruppale attivata dallo psicodramma, il protagonista impara a contare su una maggior disponibilità della sua spontaneità, che gli permette di elaborare e sostenere con più fiducia l’ignoto e il cambiamento, per acquisire nuove modalità di incontro con l’altro e con la realtà.

Un altro autore che è importante citare per quel che riguarda lo psicodramma è Carl Gustav Jung, che si è occupato poco di gruppo, pur ritenendolo imprescindibile per una terapia. 

Nella concezione della Psicologia Analitica di Jung, ogni individuo indossa una maschera, per protezione e difesa, come scarto tra ciò che mostra e ciò che è. Per Jung esiste un inconscio collettivo, comune ad una data cultura, dal quale ognuno trae l’immagine per i propri ruoli che mette in atto nella realtà.

I successori di Jung, che si occuparono di gruppi, elaborarono lo psicodramma analitico, il cui scopo principale non è esclusivamente l’esperienza catartica del protagonista, ma lo sviluppo di una maggiore coscienza di sé all’interno delle relazioni e del gruppo. Viene lasciato spazio all’agire delle difficoltà del soggetto a mettersi in gioco e in scena, gli si permette di farne esperienza. Si lascia spazio all’improvvisazione del protagonista e al dispiegarsi delle libere associazioni e dell’inconscio del gruppo nella recita.

Quello che verrà proposto in questa sede è lo psicodramma analitico, che non ha bisogno di una scenografia teatrale e che ha come finalità lo sviluppo delle potenzialità di ognuno, superando i rigidi ruoli imposti dalla società.

Il metodo psicodrammatico

Parleremo dello psicodramma solo nella sua accezione terapeutica, anche se non è l’unica possibile: ad esempio in campo di formazione viene usato il role playing, che è molto simile allo psicodramma, per potenziare le abilità sociali e di comunicazione dei membri di un gruppo di lavoro.

A livello psicoterapeutico l’obiettivo che si prefigge il terapeuta attraverso lo psicodramma è far prendere consapevolezza dei ruoli che vengono interpretati inconsapevolmente nella vita, delle difese e delle resistenze rispetto ai ruoli, nel tentativo di modificarli rispetto alla rigidità ed alla stereotipia, per provare a trovare un nuovo ruolo, percepito come maggiormente autentico rispetto alla propria soggettività.

Lo psicodramma è un metodo di terapia di gruppo. Scopo degli incontri è tradurre in azione il racconto dei partecipanti al gruppo, cercando di far emergere il sentimento del protagonista dell’azione.

Lo psicodramma si caratterizza come un continuo alternarsi tra il discorso verbale tra i membri del gruppo e il concretizzarsi di questo in giochi: la recitazione di un frammento della storia di uno dei membri del gruppo. Il discorso del gruppo non rimane astratto ma si focalizza in un episodio e in un protagonista. Alla fine il gruppo si esprime in un feedback finale, che riporta l’attenzione dalla storia appena narrata, peculiare dell’individuo, ai sentimenti e alle associazioni di tutto il gruppo. Poi si riparte per un altro gioco.

In sintesi il metodo psicodrammatico consiste nello svolgimento di alcuni giochi: a partire dal vissuto emergente di uno dei partecipanti si mette in scena un episodio della vita del protagonista, che sceglie gli altri protagonisti della scena tra i membri del pubblico. Durante ogni gioco il terapeuta sostiene il protagonista e attua alcune tecniche, che poi riprenderemo, infine il pubblico dice la propria impressione e magari si inizia un altro gioco con un nuovo protagonista, a partire dalle emozioni emergenti.

Vediamo ora quali sono gli strumenti dello psicodramma:

utilizzo del doppio: il conduttore/terapeuta accompagna il protagonista del gioco e, attraverso l’empatia, agisce alcuni ruoli che il soggetto non conosce o non riesce ad agire, dando voce ai pensieri ed ai sentimenti nascosti.

inversione di ruolo: il protagonista inverte il ruolo con un altro attore della scena, per entrare nella parte dell’altro, coglierne gli aspetti che in realtà sono propri vissuti proiettati, per integrarli.

Con l’inversione di ruoli copiamo l’altro e lo accettiamo. Al ruolo del protagonista si contrappone il controruolo dell’antagonista, che riveste un’importanza notevole nella rappresentazione psicodrammatica.

allestimento dello spazio scenico: è ciò che si sente nel qui ed ora della scena, la tensione ad agire deve portare dal ruolo di attore a quello di autore.

Nello psicodramma si rivive il passato così come lo si sperimenta nel presente: in scena viene rappresentato qualcosa che è successo altrove e prima, ma che si è ricreato nel gruppo, divenendo così un’esperienza di gruppo. Nell’improvvisazione drammatica ci si rivolge al passato, ma si cerca anche di risolvere i problemi e le tensioni del presente o prepararsi ad affrontare le difficoltà del futuro.

Il teatro terapeutico concepito da Moreno richiede un vero e proprio spazio teatrale con gradinate, podio e balconata, utilizza tutti gli artifici della messa in scena: maschere, costumi, scenari, proiettori…

Nello psicodramma analitico, la scena è povera, è il protagonista che dà un valore agli oggetti, con maggiore spazio all’immaginazione.

– gli io-ausiliari: sono gli altri protagonisti del gioco, scelti tra i partecipanti al gruppo, che devono aiutare il protagonista a sentire le emozioni del gioco. L’io-ausiliario ha la funzione di schermo su cui il protagonista proietta i suoi fantasmi che può in tal modo incontrare fuori di sé.

I modi in cui gli attori recitano la parte esprimono i vissuti dei membri del gruppo, sempre leggermente diversi dal ricordo originale del protagonista, affinché il protagonista assegni un nuovo significato alle situazioni vissute nella sua vita, magari meno doloroso.

– leco e i rimandi del gruppo: l‘uditorio è costituito dai membri del gruppo che assistono alla rappresentazione del protagonista e non sono impegnati a fare gli io-ausiliari sulla scena. Al termine del gioco il gruppo commenta le parti che ha recitato, se ha partecipato al gioco, oppure fornisce un commento, se lo desidera, a ciò che ha osservato.

I sentimenti, i vissuti, le esperienze che prima erano chiusi in un mondo privato diverso per ciascuno divengono parte di un mondo comune attraverso l’espressione verbale, il racconto, il confronto razionale. Inoltre, attraverso la scena che si presenta ai protagonisti gli altri membri del gruppo, invitati a giocare, e talora a scambiarsi con lui, si trovano a condividere l’esperienza del protagonista.

Quali sono riassumendo le fasi dello psicodramma?

L’inizio

Spesso all’inizio di una sessione di psicodramma regna il silenzio. È l’espressione naturale dell’ansia di un gruppo che deve ancora conoscersi. Il silenzio degli inizi è naturale e spinge a parlare. Il conduttore deve occuparsi dell’ansia, senza però preoccuparsene. Si inizia con il racconto di un membro del gruppo, che va tradotto in azione da mettere in scena in un gioco psicodrammatico.

Individuazione del protagonista

Dopo una breve descrizione di un evento importante per un membro del gruppo, può essere un episodio di vita, un sogno, un desiderio…, il narratore diventa protagonista del gioco.

Costruzione del copione

Nel teatro l’attore è il protagonista, ma recita un copione già noto, mentre nello psicodramma l’attore deve divenire regista, portando in scena la propria maschera per smontarla e far emergere il sentimento sottostante.

Il protagonista racconta qualcosa che produce il copione, su cui si imposta la scena e quindi l’azione. Il vissuto raccontato deve essere poi drammatizzato in un’azione teatrale. Il protagonista è al centro dello spazio scenico, parla e costruisce il copione. Deve scegliere i propri io-ausiliari, che lo aiutano nella rappresentazione.

Allestimento della scena

Si entra nella semirealtà della scena, cioè in uno spazio fisico e mentale di esclusione di parte delle usuali richieste della realtà esterna, con la possibilità di una più intensa verità psichica. C’è uno scarto temporale tra il momento presente ed il passato, che permette di rivedere il vissuto prendendone anche le distanze.

Nell’allestimento della scena il protagonista non si limita a fantasticare o a produrre libere associazioni, ma è indotto a dar forma alle sue immagini, a concretizzarle, ad interagire con esse. Il qui e ora in cui egli si trova immerso, proprio perché è fittizio, in quanto creato dal gioco, è un metodo che coinvolge esperienzialmente tutta la persona.

Fase del gioco e dell’interpretazione

Quando il conduttore avverte che le persone sono entrate nella parte, deve avviare l’azione, anche con prescrizioni, come una sorta di regia, per aiutare il protagonista a cominciare, superando l’ansia.

L’azione deve portare all’istante attuale, al divenire; è imprevedibile, è emozionante ed individuale, per quella persona, in quel momento. Produce un cambiamento sia nel protagonista che nel gruppo.

Ci deve essere spazio all’improvvisazione, alla spontaneità. Bisogna caratterizzare i personaggi, ma non troppo, basta qualche dettaglio essenziale e poi far partire l’azione.

Si arriva infine a concludere la scena, dopo avere effettuato, se ritenuto opportuno, i cambi di ruoli. Quando la rappresentazione è giunta all’integrazione finale, il protagonista deve uscire da questo suo ruolo per ritornare ad essere semplicemente un membro del gruppo, alla pari dei compagni.

La fase finale di condivisione consiste nel far sì che ogni membro del gruppo comunichi al protagonista aspetti della propria vita, che gli sono venuti alla mente assistendo alla rappresentazione appena conclusa.

Si tratta di far rientrare il protagonista nella realtà presente, rassicurandolo sul fatto che egli ora sta interagendo con delle persone reali che come lui hanno vissuto e sentito la scena.

Alla fine dell’intera seduta, nello psicodramma analitico, vi è la fase dell’osservazione, che può essere svolta o dallo stesso conduttore o da suo un aiutante; essa non conduce ad ulteriori giochi, in questa fase si cerca di restituire al gruppo il non detto, di esplicitare e di interpretare gli atti, i modi di interagire e di reagire al tema proposto nel gruppo.

Conclusioni

Lo psicodramma è il tentativo di recuperare la propria spontaneità, alla ricerca di un incontro sincero con l’altro, fondato su una comunicazione autentica. Lo psicodramma permette di percepire il ruolo che ciascuno di noi incarna solitamente in ogni determinato momento della vita.

È il teatro dell’uomo liberato dalle catene dei soliti ruoli imposti dalla quotidianità: in mezzo a una platea di persone viene messa in scena nel gruppo l’esperienza di un’altra persona, per esprimere i propri problemi. L’approccio psicodrammatico mira a facilitare l’individuo nella costruzione di una personalità capace di produrre ruoli adatti a sé ed adeguati alle diverse situazioni interpersonali in cui egli viene a trovarsi. Lo psicodramma cerca di liberare dalle inibizioni, dalle difficoltà, dai traumi del passato, rimettendoli in scena.

Se senti il bisogno di un supporto psicologico non esitare a contattarmi: aspettare non è mai una buona idea. Compila il form e fissiamo un appuntamento
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