PSICOLOGIA E VIAGGI: colloquio tra una psicologa e una coordinatrice viaggi

Viaggiare permette alle persone di vedere nuovi posti e di scoprire se stessi al di fuori delle proprie abitudini, affrontando paure e limiti con risorse che non si pensa di possedere. Per l’articolo di questo mese ho deciso di intervistare la Dottoressa Giulia Sorgato, laureata in Scienze del turismo e giovanissima coordinatrice di WeRoad, un’organizzazione che gestisce viaggi in tutto il mondo e offre la possibilità di vivere un viaggio diverso, con persone sconosciute provenienti da tutta Italia e della stessa fascia d’età.

Dottoressa Sorgato, può raccontare ai nostri lettori come è iniziata la sua esperienza nel mondo dei viaggi e cosa significa “partire”?”

“Il viaggio è sempre stato un modo per staccare dalla quotidianità, soprattutto per chi viene da una realtà molto piccola e isolata, di paese, come me. È anche un momento di respiro, nonostante il vivere un paese da esploratore sia diverso che viverlo da turista, ma i viaggi relax al mare non fanno per me! Così ho conosciuto WeRoad, un’organizzazione che ti permette di viaggiare con persone della tua età e stringere amicizie durante il percorso. Le selezioni che ho dovuto affrontare per diventare coordinatrice sono state dure, ma la gioia di aver ottenuto il posto era immensa visto che mi hanno fatto partire da subito in autonomia!”

“In cosa consiste il ruolo di coordinatore di un gruppo?”

Il compito del coordinatore di un gruppo, di massimo 15 persone della stessa fascia di età, è duplice: deve sia muoversi su un piano organizzativo, ovvero contattare gli hotel e i transfert, contattare le guide locali e trovare dei posti dove andare a mangiare, che su un piano relazionale, studiando e favorendo le dinamiche di gruppo. Il secondo compito è sicuramente il più difficile perché bisogna saper gestire un gruppo composto da personalità differenti tra di loro: devi inquadrare quello che potrebbe avere bisogno di più attenzioni, chi è il simpatico della compagnia, colui che potrebbe essere di appoggio nei momenti di difficoltà. Il focus è sempre sul gruppo, che deve essere gestito in sicurezza, con la giusta autonomia e con l’obiettivo di divertirsi. Se dovessi scegliere una metafora, userei quella dell’orchestra: un direttore che trasforma un insieme di strumenti diversi in un’armoniosa sinfonia.

“Cosa consiglierebbe ai ragazzi di oggi, magari un po’ timidi e che fanno difficoltà a relazionarsi?”

Viaggiare apre la mente e permette di vedere la realtà sotto punti di vista diversi… e questo permette di crescere. A volte le aspettative che abbiamo su un viaggio o su noi stessi sono fuorvianti e pensiamo di non essere in grado di affrontare certe situazioni perché sono fuori dalle nostre abitudini. Niente di più sbagliato: è proprio questa novità che permette alle nostre risorse e abilità di crescere e renderci più capaci. Bisogna imparare a non avere le cose sempre sotto controllo ma adeguarsi alla situazione e arrangiarsi di fronte agli imprevisti, tanto più in un contesto protetto come quello del gruppo, dove c’è sempre il coordinatore che fa da punto di riferimento. Viaggiare da soli in un gruppo aiuta le persone a relazionarsi con altri, uscire dai soliti discorsi e imparare a vivere per un tempo limitato senza “un appoggio” come gli amici o il partner. Avere paura poi è normale… io anche a ridosso del viaggio pensavo “Piacerò al gruppo?”, “Sono tra le più piccole, sarò in grado di gestire 15 persone in un posto che non ho mai visto?”, “Chissà che paese mi troverò davanti…” però nella vita bisogna buttarsi, perché in fondo siamo il paracadute di noi stessi.

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