Chi ha paura dell’uomo nero? Come prevenire l’abuso sessuale

L’argomento dell’abuso sessuale è un argomento difficile e scomodo, e per questo purtroppo non se ne parla. Solitamente la prima reazione degli adulti di fronte a questo tema è la paura: è talmente impensabile accettare l’idea che qualcuno possa abusare sessualmente di un minore, che si tende a negare il problema.

È naturale cercare di difendersi da qualcosa che minaccia il nostro senso di sicurezza, ma questo atteggiamento di distanziamento e di negazione del problema serve solo a generare un senso di falsa protezione e lascia i nostri bambini soli e vulnerabili.

Quale sarebbe quindi l’atteggiamento più giusto? Un senso di autorevolezza e sicurezza, di desiderio di comunicare e condividere.

L’intento dell’articolo è quindi fare chiarezza su come possiamo migliorare la comunicazione con i nostri figli anche rispetto a temi complessi come la sessualità e l’abuso sessuale.

Ma ora iniziamo cercando di capire cosa si intende per abuso sessuale: possiamo parlare di abuso quando un minore viene coinvolto da una persona più grande in un’attività connotata sessualmente.

Parliamo di una persona più grande ma non necessariamente di un adulto, poiché l’abusante può anch’egli essere minorenne; potrebbe trattarsi di un minore di età maggiore rispetto alla vittima oppure anche di un coetaneo con una disparità di potere. In questi casi si parla più frequentemente di bullismo a sfondo sessuale oppure di violenza sessuale tra pari.

Vediamo alcune caratteristiche dell’abuso sessuale:

  • L’abusante trae sempre un vantaggio concreto dall’abuso: esso può essere di natura puramente sessuale (eccitazione, orgasmo..), oppure di natura economica (profitto legato alla prostituzione minorile o alla vendita di materiale pedopornografico)
  • L’abuso può essere attivo (rapporto sessuale) oppure passivo (esposizione a materiale pedopornografico, essere fotografato, essere obbligato ad assistere a rapporti sessuali tra persone più grandi)

Cosa accomuna tutti gli episodi di abuso sessuale su di un minore?

  • La mancanza di consenso: un atteggiamento potrebbe sembrare consenziente ma nasconde la consapevolezza di ciò che sta accadendo. L’esperienza è connotata in modo incoerente, ingenuo e superficiale.
  • La mancanza di uguaglianza: tra vittima e abusante si riscontrano evidenti differenze in termini di età, dimensioni corporee, forza fisica, capacità intellettiva e senso di responsabilità. Possono inoltre esserci differenze di potere, popolarità, percezione pubblica del valore.
  • La costrizione: spesso il minore è vittima, oltre che dell’abuso sessuale in sé, anche di manipolazione, imbroglio o ricatto. Spesso viene sottoposto a una forte pressione psicologica, minacciando di sottrarlo al proprio affetto, o al contrario promettendo un miglioramento nella relazione.  In casi più estremi la vittima viene costretta con la forza fisica, con la violenza o con intimidazioni.
  • La segretezza: La vittima è indotta a mantenere il segreto di ciò che è successo, spesso tramite minacce o ricatti, soprattutto se questa persona è ben conosciuta dal minore e dalla sua famiglia.

Quali conseguenze provoca un abuso?

Non esiste una risposta univoca; ognuno reagisce a suo modo e ci sono persone che hanno subito un abuso nell’infanzia che, da adulte, hanno una vita sociale e affettiva assolutamente soddisfacente, tuttavia si riscontrano alcuni tratti tipici ricorrenti:

  • La NEGAZIONE DELL’ESPERIENZA: la vittima si convince che non può esserle successa una cosa simile, e in alcuni casi si arriva fino alla totale rimozione dell’esperienza dalla memoria consapevole
  • La NORMALIZZAZIONE DELL’ESPERIENZA: la vittima prova a convincersi che ciò che le è successo non è così grave, anzi è ciò che succede a molte persone (è un esperienza normale)
  • La CONSAPEVOLEZZA SILENZIOSA DELL’ESPERIENZA SUBITA: l’esperienza viene tenuta segreta perché si ha l’impressione che nessuno potrebbe sopportare un racconto tanto doloroso.

Tutti questi vissuti necessitano del potere della parola per poter liberare la vittima da un ricordo che rimane bloccato nel proprio mondo emotivo, come un evento non risolto. Il trauma non rielaborato ha spesso delle conseguenza sulla vita sociale, affettiva e relazionale della persona, e può determinare la comparsa di diversi sintomi (es: disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, rabbia, ansia, depressione, senso di colpa, disturbi dell’attenzione, comportamenti aggressivi e regressivi, sessualizzazione precoce).

Quanti sono i casi di abuso sessuale sui minori?

Non è facile dare una risposta certa ed univoca a questa domanda.

Tutti gli studi epidemiologici disponibili hanno identificato un tasso di prevalenza mai inferiore al 7% nella popolazione femminile e al 3% in quella maschile.

In realtà però questo problema è molto più diffuso di quanto ci dicono le statistiche ufficiali.

Come si spiega questa variabilità? Gli unici dati ufficiali disponibili sono quelli relativi alle denunce di abuso. Negli ultimi 15 anni si è assistito a un incremento degli abusi denunciati, il che evidenzia sicuramente una maggior visibilità del fenomeno. Tuttavia, il numero delle denunce paragonato alle stime proposte dagli studi epidemiologici appare decisamente basso e sottostima l’entità reale del problema.

È presente infatti un cosiddetto “numero oscuro” di abusi verificati ma mai denunciati né registrati, quindi difficilmente quantificabili in modo preciso. Da alcune ricerche condotte attraverso questionari anonimi all’interno delle scuole, parrebbe che il numero di vittime di abuso si attesti intorno al 24% delle femmine e il 14% dei maschi.

Chi sono gli abusanti?

Quando ci si domanda chi sono gli abusanti, in fondo si vorrebbe avere un identikit preciso del “mostro”, in modo da poterlo riconoscere e, quindi, evitare. In realtà ciò non è così facile, poiché l’abusante è una persona che vive nella comunità, conduce una vita normale, e non presenta alcuna caratteristica particolare che lo differenzi dalle altre persone. Anzi, nell’80% dei casi, l’abusante è una persona conosciuta dalla vittima.

Per questo motivo la prevenzione degli abusi non deve partire dal riconoscere il pericolo, ma deve basarsi sulla capacità del minore di identificare relazioni e situazioni che lo espongono al pericolo.

Il pericolo provoca sempre un’attivazione emotiva di grande intensità che, se avvertita e riconosciuta dal bambino, diventa un segnale di allarme molto potente, che aiuta il bimbo a proteggersi.

Cosa insegnare ai bambini, quindi? Non ci sono persone cattive e pericolose, ma ci sono delle situazioni che ci possono far sentire a disagio, vulnerabili o in pericolo; quando capita di avvertire ciò, bisogna usare delle strategie di autodifesa e richiedere l’aiuto di un adulto significativo.

Importantissimo in questi casi è non essere spaventati a nostra volta, poiché complica il processo di richiesta d’aiuto del bambino: nulla fa più paura di un adulto che, invece di proteggerlo quando è spaventato, si mostra ancora più terrorizzato e quindi diventa spaventante a sua volta. Se i bambini avvertono la paura, si chiuderanno nel silenzio per timore di spaventare gli adulti che dovrebbero prendersi cura di loro.

Come fare prevenzione a casa?

Bisogna cercare di non farsi cogliere da ansie o paure, ma cercare al contrario di avere un atteggiamento aperto, ed essere disponibili a rispondere a tutte le domande dei nostri bambini, anche le più scomode.

Se evitiamo di entrare nell’argomento, questo porterà i nostri figli a non affidarsi a noi per la loro educazione sessuale.

Un altro accorgimento utile è parlare di limiti e confini, e quindi imparare a rispettare lo sviluppo, la crescita e la sessualità del minore. Non ci sono delle regole fisse e prestabilite, per esempio sulla nudità in casa, ma la cosa importante è rispettare i bisogni che manifesta il ragazzo.

Infine è fondamentale avere la consapevolezza della quantità di materiali a contenuto sessuale che sono accessibili ai propri figli. Con lo sviluppo sempre maggiore delle tecnologie, è sempre più facile per un bambino avere accesso a materiale pornografico, quindi compito del genitore è prestare grande attenzione e comunicare rispetto a questi temi con i propri figli.

Come comunicare in modo efficace di sessualità?

Ci sono alcuni elementi che sono fondamentali per comunicare in modo efficace con i nostri figli:

  • La capacità di ascoltare con attenzione, per comprendere i significati nascosti
  • La capacità di riconoscere le emozioni
  • La chiarezza e la ricerca della modalità più appropriata di comunicazione a seconda dell’età
  • La capacità di rispondere alle domande, chiedendo dei feedback
  • La capacità di ammettere la propria confusione o incapacità a fornire una risposta
  • La condivisione di uno spazio sufficientemente adatto ed intimo per parlare di un argomento così delicato

Quali sono le regole protettive da insegnare ai nostri figli?

1) Il mio corpo è unico e speciale, e appartiene solo a me: questa regola implica una buona consapevolezza del proprio corpo e una buona autostima corporea.

Bisogna dare informazioni chiare sugli organi genitali e sull’apparato sessuale, e per questo può essere utile aiutarsi con un libro di educazione sessuale.

2) Sono in grado di distinguere il tocco buono dal tocco cattivo: molte persone interagiscono e hanno a che fare con il corpo del bambino, ma bisogna imparare a distinguere ciò che è un tocco buono (bacio della buonanotte, coccole, abbracci, cure personali, visite mediche…) da un tocco cattivo (schiaffo, pizzicotto, calcio…). In particolare bisogna spiegare che nessun adulto ha il diritto di toccare la vulva, il pene, il seno o il sedere di un bambino, e neanche convincerlo a toccare le stesse parti in un adulto.

3) La pancia è il mio secondo cervello: la pancia è una centralina di rilevazione emotiva molto sensibile; quando capitano esperienze spiacevoli, è più facile capire cosa sta succedendo ascoltando la pancia piuttosto che la testa.

Se nella relazione con una persona ci accorgiamo che il nostro corpo ci invia dei segnali di disagio, abbiamo il diritto di fermare ciò che sta accadendo e andarcene via, chiedendo aiuto a un adulto di fiducia.

4) Ho sempre il diritto di dire no: se qualcuno vuole obbligarci a fare una cosa che ci mette a disagio oppure trasgredisce una regola definita con mamma e papà, bisogna saper dire no e andare via. Questo vale chiunque sia la persona, anche se le siamo molto affezionati o ha del potere su di noi.

5) Nessuno ha il diritto di imporre a un minore un segreto che lo fa stare male: non bisogna nascondere nulla ai genitori, anche se alcune cose possono essere difficili da raccontare o si teme di essere rimproverati.

6) I bambini devono raccontare ai grandi di cui si fidano tutto ciò che li confonde, li spaventa o li mette a disagio: confidarsi con chi ci vuole bene può essere d’aiuto, anche quando è successo qualcosa di brutto.

Se senti il bisogno di un supporto psicologico non esitare a contattarmi: aspettare non è mai una buona idea. Compila il form e fissiamo un appuntamento
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