Di cosa parliamo? Genitalità o sessualità? Commento al documento dell’OMS “Standard di Educazione sessuale in Europa”


Il documento dell’OMS intitolato “Standard di Educazione Sessuale in Europa”, è stato recentemente oggetto di numerosi dibattiti. Di fronte alla diffusione di questo documento è insorto il mondo cattolico, le associazioni dei genitori ed anche gli educatori ed insegnanti.

Proviamo a fare alcune riflessioni su questo documento che vanno al di là delle diatribe tra laici e cattolici.

Di sessualità se ne è sempre parlato ma a volte in malo modo; ovvero la sessualità è stata confusa con la genitalità.

Secondo il nostro punto di vista la genitalità è solo un aspetto della sessualità. La sessualità va intesa come un’esperienza integrata, che coinvolge tutti i nostri sensi. Non si può parlare di sessualità senza parlare dei pensieri e delle emozioni che accompagnano questa esperienza.

Il piacere sessuale si sperimenta già da piccolini; non appena i bimbi scoprono il piacere che deriva dal toccarsi i propri organi genitali.

Probabilmente queste linee guida, diffuse dall’OMS, sono state pensate per rispondere a vari problemi: le gravidanze indesiderate, l’uso del corpo come mezzo per sedurre e attirare l’attenzione, esperienze sessuali precoci, la prostituzione.

Tuttavia, da questo documento emerge poco l’attenzione alla sessualità come esperienza integrata di cui parlavamo prima… Sembra basti insegnare, a seconda dell’età, informazioni differenti “Tra i sei e i nove anni dovranno essere fornite informazioni sui cambiamenti del corpo…, tra i nove e i dodici anni le conseguenze delle gravidanze non protette…etc”.

Queste poche righe che abbiamo riportato sono solo alcune delle linee guida; in realtà le linee guida interessano anche i bimbi più piccoli, in età da nido e da scuola materna.

Per quanto i contenuti siano validi e corretti, e sicuramente la loro diffusione sia di estrema importanza, occorre fare, a nostro parere, alcune precisazioni.

Una prima caratteristica di queste linee guida è che sono troppo rigide nel definire i periodi in cui andrebbero trasmessi alcune informazioni; non è detto che sia necessario per tutti i bambini tra i sei e i nove anni trasmettere per esempio un certo tipo di contenuti.

A nostro avviso, i contenuti vanno scelti in base alle caratteristiche di ciascun bambino o ragazzo.

Inoltre, per quanto concerne la trasmissione dei contenuti legati all’educazione sessuale, sembra si faccia riferimento ad un modo di trasmettere le informazioni legato all’insegnamento tradizionale: un po’ come se si facesse a scuola l’ora di educazione sessuale.

È importante avvicinare i bambini e i ragazzi in modo semplice e giocoso alla scoperta della propria identità sessuale e delle emozioni che accompagnano l’esperienza del piacere. Non si tratta affatto di una lezione frontale. I contenuti vanno narrati e non semplicemente trasmessi.

La narrazione favorisce il confronto, la discussione e l’immaginazione.

In queste linee guida manca l’attenzione alle emozioni; è importante aiutare i ragazzi a parlare di ciò che provano e aiutarli nel riconoscere la presenza di pensieri ed emozioni intense che ostacolano il piacere sessuale. A volte la rabbia spinge ad una masturbazione compulsiva oppure la paura determina alcune difficoltà nell’incontro con l’altro.

L’educazione sessuale è importante anche per aiutare bambini e ragazzi a distinguere le buone dalle cattive carezze. Le prime sono quei gesti, sguardi, coccole, ricevute da chi si ama, mentre le seconde sono dove non vi è reciprocità e per le quali è importante saper chiedere aiuto.

L’OMS chiama in causa solo educatori ed insegnanti ma non parla di genitori.

Ci piacerebbe pensare a tre protagonisti: il bimbo o ragazzo, i genitori e gli insegnanti. Parlare di sessualità non è sempre facile per tutti, non è una lezione di storia o geografia, il genitore o l’educatore si mette in gioco con le sue emozioni e con i suoi pensieri, di conseguenza le famiglie e gli educatori vanno accompagnati in questo loro importante ruolo.

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