Io ti parlo… ma tu mi capisci?

Numerosi studi sono stati condotti sulla comunicazione: ma cosa vuol dire veramente comunicare? Si tratta soltanto di mettere insieme delle parole di senso compiuto o è qualcosa di più? Nonostante sia tra le attività più antiche che l’uomo compie, comunicare è un processo estremamente complesso: svariati studi hanno dimostrato che se lo scambio di informazioni nelle aziende avvenisse in maniera chiara e corretta, queste potrebbero risparmiare molto denaro.

Comunicare” vuol dire trasmettere un’informazione da un individuo ad un altro, utilizzando un codice prestabilito e con uno scopo ben preciso.

Vi sono varie forme di comunicazione, tra le quali la più conosciuta è quella verbale: ad esempio, la mamma che dice alla figlia che l’acqua è sul tavolo. Tale frase può essere analizzata attraverso tre livelli per capire il senso che vi sottende: sintattico, semantico e pragmatico.

Dal punto di vista sintattico grammaticale, la mamma vuole comunicare la posizione dell’acqua alla figlia utilizzando un codice alfabetico condiviso da entrambe.

Il significato semantico che la mamma vuole trasmettere alla figlia quale potrebbe essere? Che è sempre distratta e non vede quello che ha davanti ai suoi occhi o che le ha fatto un favore comprandole l’acqua? Il significato va sempre contestualizzato.

L’ultimo livello di lettura è quello pragmatico, ovvero il tono della voce e i gesti che accompagnano la frase: la mamma mentre parlava aveva le braccia conserte e le sopracciglia aggrottate o un tono di voce dolce e la bocca sorridente? Questo piano di analisi è il più intuitivo ed è fondamentale per avere maggiori informazioni sul senso della comunicazione che sta avvenendo.

I tre livelli di lettura devono essere integrati al meglio sia da parte di colui che mette in atto il processo comunicativo per ottenere il risultato desiderato, sia da parte del destinatario per comprendere al meglio tale informazione. Essendo infatti un processo bidirezionale, questo tipo di analisi dovrebbe essere svolta da ambedue le parti al fine di ottimizzare il processo comunicativo.

La difficoltà maggiore consiste proprio nella diversa interpretazione che ricevente e trasmittente attribuiscono ad un gesto comunicativo in base al proprio vissuto e al proprio carattere. Quante volte si pensa o si dice: “Non mi capisci proprio“? Vuol dire che il processo non è andato a buon fine.

Vi anche un’altra forma di comunicazione, ovvero quella non verbale come la scrittura, analizzata in maniera approfondita dalla grafologia, i disegni, i gesti, i movimenti del nostro corpo e i silenzi. Talvolta, i silenzi comunicano più delle parole: un vuoto, una difficoltà incolmabile, una solitudine o semplicemente una riflessione.

In conclusione, si può affermare che ogni nostra azione e frase, fatta o mancata, è una forma di comunicazione.

Per costruire una rete di rapporti più chiara e vantaggiosa, si dovrebbe assumere la posizione di ascoltatore non giudicante -“Cosa mi sta dicendo questa persona?“-, successivamente è bene contestualizzare l’atto comunicativo alla situazione e alla persona che lo sta mettendo in atto – “Chi mi sta parlando?” – consapevoli del fatto che il significato di chi parla e di chi ascolta potrebbe non essere lo stesso. Una volta ottenuta l’informazione completa, è bene analizzarla su tutti e tre i livelli – “Il contenuto verbale, il significato e i gesti a quale senso comunicativo mi portano?“.

Nella società moderna l’utilizzo di una comunicazione più “smart” ha eliminato buona parte del processo comunicativo rendendolo, in casi estremi, impersonale e poco gratificante.

Sarebbe importante non ridurre ogni relazione ad una emoticon su WhatsApp o ad un like alla foto, ma dire di persona: “Quanto stai bene con questo vestito” o “Grazie che hai fatto spesa“: le emozioni che accompagnano questi momenti non potranno mai essere sostituite da tutti i giga del piano telefonico!

Se senti il bisogno di un supporto psicologico non esitare a contattarmi: aspettare non è mai una buona idea. Compila il form e fissiamo un appuntamento
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