La tartaruga con il doppio guscio

Come si può raccontare al proprio bambino la sua disabilità? Bisogna dirglielo? A che età?

Queste sono le domande più comuni tra i genitori di bambini diversamente abili. Non esistono risposte assolute che valgono per tutti i bambini. Non esiste un’età precisa. Per alcuni bambini si può iniziare a raccontarglielo in età prescolare, per altri, magari più compromessi sul piano cognitivo, si può aspettare l’età scolare.

È estremamente difficile per un genitore raccontare al proprio bambino che è disabile. Alcuni genitori preferiscono non parlarne proprio, ma tutto ciò di cui non si può parlare in famiglia, genera molta ansia e angoscia. Raccontare al proprio figlio quello che ha, lo aiuta a sentirsi più accettato e gli si offre la possibilità di pensare che quello di cui è affetto non è qualcosa di mostruoso.

I bambini disabili ben presto si rendono conto della loro condizione. Il livello di consapevolezza varia da bambino a bambino ma si incrementa con l’età. Nei primi anni di vita sono coinvolti in numerosi interventi volti ad aiutarli a superare la propria condizione di inferiorità, ad esempio con l’ingresso a scuola hanno l’insegnante di sostegno, si accorgono di essere più lenti degli altri… Il confronto con gli altri, presto o tardi, diviene inevitabile.

Non c’è un momento o un luogo giusto per poterne parlare. Consigliamo ai genitori di farlo quando si sentono pronti emotivamente, quando sentono che il loro bambino inizia ad accorgersi della propria diversità oppure inizia a fare delle domande.

Non esistono neanche parole più corrette di altre. Ogni genitore, a seconda delle proprie caratteristiche e di quelle del proprio bambino, troverà le parole più adatte.

Proponiamo qui di seguito una traccia: questa storiella andrà modificata a seconda dell’età del bambino .

C’erano una volta mamma e papà tartaruga che vivevano in una bella casetta con la loro piccola tartaruga Marta. Mamma e papà volevano anche un altro piccolino e così dopo nove mesi nacque la piccola tartaruga Cristina. Cristina nacque con due gusci, uno sopra l’altro e amava giocare con la propria sorellina e farsi fare le coccole da mamma e papà. Il doppio guscio rallentava un po’ la tartaruga Cristina che era un po’ più lenta rispetto alle altre tartarughe ed alcune cose non riusciva a farle da sola… Il guscio in più la appesantiva un po’. Nonostante il doppio guscio che dava un po’ fastidio, Cristina giocava e si divertiva con le altre tartarughe e quando aveva bisogno di aiuto, sapeva di potere contare sulla sua famiglia.”

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