L’atteggiamento dello psicologo di fronte alla pandemia

Il periodo Covid-19 hanno determinato forti scosse sul versante psicologico e comportamentale a carico della popolazione. La precauzione sanitaria per prevenire i possibili effetti del virus hanno tenuto conto solo degli aspetti fisici, senza considerare altri aspetti della salute, come se le problematiche a livello dell’equilibrio psichico fosse irrilevanti.

Lo psicologo deve promuovere, tutelare e proteggere il benessere psico-fisico individuale e sociale. Lo psicologo  tutela le libere scelte, l’autodeterminazione e l’autonomia dell’individuo. Deve anche offrire spunti di riflessione sulla gestione della pandemia, per invitare a soluzioni efficaci anche dal punto di vista del benessere psicofisico.

Il lockdown ha comportato gravi problematiche psicologiche nella popolazione. 

La natura umana è relazionale e il nostro cervello si sviluppa solo grazie a relazioni di una certa natura. Le relazioni familiari quanto quelle sociali sono necessarie per poter strutturare ed evolvere la propria personalità, hanno bisogno di potersi appoggiare continuativamente ad una presenza fisica e di poter essere vissute con fiducia, e non con sospetto o paura. Ogni surrogato tecnologico in tal senso, sarà sempre deficitario.

La limitazione della libertà, la paura e la preoccupazione per il futuro hanno aumentato la propensione al danneggiamento di altri e di se stessi. La violenza domestica è aumentata, così come episodi di aggressione verbale e fisica tra individui familiari o non familiari. La sospettosità paranoide nei confronti degli altri, come “portatori di malattie” e untori, è ormai l’oggetto principale della disgregazione della comunità.

La comunicazione ufficiale sui mezzi di maggiore diffusione, come televisione, testate giornalistiche, radio e social network, hanno condotto la popolazione a maturare uno stato di ansia generalizzata e terrore. La comunicazione ufficiale non ha responsabilizzato i cittadini, ma ha utilizzato come mezzo di controllo comportamentale la paura.

Instillare nelle persone, e ancora di più nei bambini, il timore di un “nemico invisibile”, di cui il prossimo può essere portatore, impoverisce  ogni possibilità di crescita, scambio, arricchimento, equivale a cancellare ogni possibilità di vita intensa e felice.

Rispetto all’obbligo vaccinale per alcune categorie professionali lo psicologo sa che la coercizione, l’imposizione creano disagio, conosce l’impatto che le coercizione ha sulla salute pubblica e sul benessere psicofisico, e sulle conseguenze che determina.

Lo psicologo deve offrire un punto di vista differente e complementare alle altre visioni sulla gestione della pandemia.

Se senti il bisogno di un supporto psicologico non esitare a contattarmi: aspettare non è mai una buona idea. Compila il form e fissiamo un appuntamento
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