I problemi legati al gioco d’azzardo patologico sono in forte aumento. Non tutti coloro che giocano d’azzardo possono essere definiti giocatori patologici. Non è nemmeno una questione di cifre spese, perché può essere un giocatore patologico tanto l’operaio che spende 20€ al videopoker, quanto l’imprenditore che passa tutti i week-end sul tavolo verde.
Il gioco d’azzardo patologico è un comportamento disturbante per la vita del soggetto, con gravi conseguenze a livello della propria vita personale e sociale. Il giocatore patologico, per reperire i fondi necessari al gioco, spesso fa affidamento ad altre persone e finisce per indebitarsi gravemente, ma continua a giocare, sempre nella speranza di rifarsi prima possibile.
Tale patologia comporta che il soggetto passi molta parte del suo tempo libero, e non solo, dedicandosi a giochi d’azzardo, in cui la parte emotiva viene eccitata da una tensione continua, derivante dalla convinzione della facile possibilità di vincere e da una labile percezione della più reale possibilità di perdere.
L’intera vita del giocatore d’azzardo patologico viene assorbita nella dimensione del gioco. Tutta la giornata ruota intorno al giocare: sia nell’attesa del momento magico in cui finalmente poter sfidare la sorte, sia nel dover pensare a come e a dove trovare i soldi necessari a poter continuare a giocare.
Anche la vita nella famiglia risente di questo comportamento. L’interesse unico è il gioco e la famiglia deve restarne fuori. Spesso la famiglia non viene a sapere del problema fino a quando il disastro economico è tale da non poter essere più tenuto segreto. Il coinvolgimento per il gioco è talmente forte che il giocatore patologico mette a rischio anche la propria situazione sociale e lavorativa.
Se per un certo periodo di tempo il giocatore patologico non gioca, entra in una vera e propria crisi di astinenza (craving), avvertendo un irrefrenabile desiderio di andare a giocare. Con il tempo però si abituerà al gioco (tolleranza) ed avrà la necessità di dedicare ad esso più tempo e più soldi per avvertire qualche gratificazione.
Non si rende conto della propria situazione di disagio e mente anche a se stesso sulla possibilità di smetterla con un simile comportamento, anche se ci ha già provato numerose volte senza successo.
È chiaro che il gioco d’azzardo patologico non è equiparabile in tutto e per tutto alla dipendenza da sostanze, ma ne conserva gli aspetti peculiari:
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il craving: la brama verso un comportamento e la sofferenza causata dal non poterlo mettere in atto appena avvertito il bisogno;
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la perdita di controllo: l’illusoria capacità di poter smettere quando si vuole, senza poi riuscirci veramente;
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astinenza: tensione, ansia, nervosismo se si tenta di smettere il gioco;
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tolleranza: bisogno sempre maggiore di gioco per ottenere il livello di eccitamento iniziale.
Tutte queste peculiarità si manifestano nel giocatore d’azzardo patologico ed è per questo motivo che oggi i giocatori patologici vengono assistiti nei Ser.T, luoghi tipicamente deputati alla cura delle dipendenze.