“Me contro Te” ovvero come far entrare i bambini nel mercato consumistico il prima possibile.

L’80% dei genitori di bambini con età inferiore ai 12 anni lascia che i figli guardino YouTube e il 35% dichiara che la piattaforma web è utilizzata con regolarità. YouTube è quindi un luogo efficace per quello che viene definita quella forma di pubblicità integrata nei video che più o meno esplicitamente sponsorizzano grandi aziende.

Mentre nelle trasmissioni televisive vi è una regolamentazione rispetto alla pubblicità, soprattutto per l’età infantile, internet è un spazio senza regole codificate.

Questo canale di promozione e di guadagno è molto utilizzato dai baby influencer che godono della fiducia delle famiglie.

La serie “Me contro te”, il cui target sono i bambini tra i 5 e i 10 anni, ideato e condotto da  Sofia Scalia e Luigi Calagna, è geniale. Ogni giorno viene creata una puntata della durata di circa 10 minuti, una durata maggiore la fascia target non riuscirebbe a seguirla.

Montaggi spiritosi, scherzi di coppia e un linguaggio che riesce a catturare l’attenzione dei più piccoli, con una formula fatta di espressioni facciali esagerate, toni di voce infantili, reazioni esasperate, atmosfere colorate, lo schema vede un miscuglio di sfide e sketch comici, così la comunicazione di “Me contro te” appare a tutela dei minori.

Nel 2018 il canale YouTube di Sofia Scalia e Luigi Calagna è stato premiato dal Movimento Italiano Genitori (MoiGe), perché particolarmente educativo e perché la visione dei filmanti proposti stimola la fantasia dei più piccoli.

Guardando la serie “Me contro te” si prova una sensazione sinistra, non tanto per il tipo di intrattenimento per bambini che cercano di evocare, ma per il fine ultimo che è tutto tranne che educativo.

Sofia Scalia e Luigi Calagna i “Me contro Te” si son ritrovati in una posizione di potere nei confronti dei bambini che li osservano giorno e notte. Si sono resi conto che per guadagnare qualcosa in più, oltre ai proventi  recepiti con le visualizzazioni su YouTube, avrebbero potuto iniziare a vendere il loro merchandising direttamente all’interno delle mirabolanti avventure dei loro video.

Il loro non è più intrattenimento ma una televendita continua con spettatori i bambini, individui che ancora non sono in grado di discernere cosa è giusto e cosa è sbagliato, portandoli in questo modo a dipendere completamente da loro.

Il bambino inizia a compiere i primi passi verso il mercato consumistico e i suoi meccanismi perversi: comprare un prodotto perché ce l’hanno tutti, per farsi riconoscere e notare. Un qualcosa da sfoggiare fieramente a scuola. Tanto ci sono i genitori che pagano: come non accontentare un figlio, un nipote che supplica l’ultimo prodotto della marca “Me contro Te”.

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