Una storia, la nostra storia

Non sempre quello che non uccide rende più forti.

A volte, troppo spesso, rende più fragili. Più deboli. Succede con le ferite interiori, così come a causa dei mali che colpiscono il corpo.

Nella lingua inglese due parole diverse definiscono la storia dei libri, collettiva, dei grandi avvenimenti, e quella “piccola”, privata, personale. History e story. La lingua italiana non contempla questa differenza.

Un solo vocabolo esprime i due concetti senza distinguerli e ci ricorda che, come ha scritto un famoso cantautore, la storia siamo noi. Siamo noi che con le nostre piccole storie partecipiamo alla storia più grande, senza i singoli non esistono storia né società.

Quali sofferenze ci hanno indebolito senza ucciderci? Quali traumi ci hanno lasciato in vita trasformandoci in una versione ridotta di noi stessi?

Subiamo il nostro passato e gli eventi della nostra infanzia e adolescenza, a volte senza nemmeno esserne del tutto consapevoli. Avvertiamo tutto il vuoto di ciò che ci è mancato, e nel racconto di quello che è impossibile modificare, il peso delle aspettative deluse si fa sentire in tutta la sua amarezza.

Se non elaborata, una inevitabile frustrazione rischia di avvelenare il nostro tempo attuale; se non riusciamo a descrivere con serenità i trascorsi che ci hanno reso ciò che siamo, la loro voce continuerà a turbare il nostro qui e ora, a meno che non venga attribuito loro un significato differente, verso una consapevolezza finalmente libera da rancore e rassegnazione.

Grazie a una narrazione nuova in grado di cambiare l’interpretazione a cui siamo abituati, possiamo dare un senso diverso a gesti, avvenimenti lontani nel tempo, occasioni mancate, vicende senza un’ apparente spiegazione.

La rabbia verso una famiglia e una cultura che ci hanno insegnato che riconoscere come ci sentiamo vuol dire sempre solo autocommiserarci può essere avvertita non più come una sensazione permanentemente in sottofondo, ma come uno stato d’animo momentaneo e come un’ occasione per mettere in pratica un modo nuovo, un approccio da scegliere e continuare orgogliosamente a seguire.

Da bambina sognavo di scrivere storie.

Uno studio di psicoterapia è un posto in cui le nostre singole storie vengono riscritte, per fare pace con un passato che non permette al nostro presente di guarire, per ridarci un posto all’interno della storia più grande, per restituirci cambiati al piccolo microcosmo della nostra famiglia e dei luoghi in cui viviamo, allargando i cerchi concentrici nei quali ci muoviamo giorno dopo giorno e modificandone la visione.

Qui la terapia della parola cura e guarisce, questa volta si, come un callo osseo che rende impossibile ad un arto rompersi nello stesso punto di una frattura precedente, anche se talvolta può continuare a dolere.

Qui viene dato un nome a ciò che non sappiamo chiamare.

Ci vengono consegnate parole nuove con le quali raccontarci. Immaginare ciò che vogliamo diventare.

E scrivere, d’ora in avanti, una storia che ci appartiene.

09/10/2022 Cecilia Bruno

Se senti il bisogno di un supporto psicologico non esitare a contattarmi: aspettare non è mai una buona idea. Compila il form e fissiamo un appuntamento
Privacy policy

Prenota il primo colloquio gratuito

Privacy policy