Incontro/Confronto con l’Handicap

L’incontro con la diversità dell’handicap è sempre fonte di disagio. I primi pensieri sono sempre: saprò reggere il confronto, sarò adeguato? Chi ci sta di fronte prova le stesse emozioni, ma vi è abituato, è tutta la vita che si sente giudicato e che, nel confronto con gli altri, ne esce sconfitto; così, di fronte al nostro sguardo, si aspetta la medesima condanna da sempre ricevuta.

Dentro di noi in fondo sentiamo questa verità, perché allora avvertiamo quel sentimento di inadeguatezza iniziale? Il confronto con la diversità ci mette di fronte alle nostre più remote e profonde paure. In alcuni atteggiamenti il portatore di handicap è uguale a noi e, a volte, non sembra vi sia nessuna differenza. E’ bastato dell’ossigeno in meno al cervello alla nascita e il resto della vita è stato compromesso. Varcare la soglia non è poi nemmeno così difficile: un grave incidente che ci menoma fisicamente è dietro l’angolo. La paura della morte è lo spettro dal quale bisogna sfuggire, soprattutto in una società come la nostra che non è più in grado di farci confrontare con il Mistero.

Qualche genitore a volte dice che sarebbe meglio fosse finita subito l’esistenza del figlio con handicap, perché la sofferenza di vedere un figlio così è troppo grande. Riaffiorano vecchie paure: sarebbe potuto succedere a noi, se succedesse a mio figlio o a mio nipote? Non c’è risposta a queste paure, ma il confronto con loro crea disagio, per la nostra fragilità esistenziale, con cui si cerca sempre di evitare di avere a che fare.

La diversità rievoca antiche paure già affrontate: in fondo nasciamo in un mondo che non ci conosce e siamo estranei in un territorio straniero. Abbiamo imparato ad adeguarci al mondo, a partire dal confronto con i nostri genitori, fino ad arrivare alla società; non è stato un percorso semplice e vorremmo dimenticarlo. Il confronto con la diversità ci spiazza, non abbiamo più gli schemi sociali a difenderci, siamo di nuovo di fronte ad un Altro che non conosciamo, con la paura del confronto. Inoltre la persona che ci sta di fronte, il portatore d’handicap, è fuori dall’ordinario, ci agita la sua quasi totale mancanza di maschere con la quale si presenta al mondo. E’ una vivacità, un’autenticità che ci disorienta. Nel mondo di tutti i giorni la maschera è d’obbligo e siamo abituati a portarla per presentarci agli altri. Ma chi non porta alcuna maschera tende, per un moto naturale, a farla perdere anche a chi la porta, così nel confronto con il portatore d’handicap, ci si trova “Nudi” e bisogna superare l’impasse iniziale per andare avanti.

Tutta queste difficoltà nel confronto con la diversità dell’handicap portano qualche senso maggiore a chi vi ha a che fare? Sicuramente ci si sente fortunati, fa piacere sentire che qualcuno ci guarda dal basso verso l’alto, appaga il nostro narcisismo e il senso di noi stessi. Nell’aiutare l’altro ci si sente importanti, per un poco la nostra vita acquista un senso maggiore.

È quindi solo l’appagamento egoistico del nostro bisogno di realizzazione che viene soddisfatto dall’incontro con l’handicap? Anche se non ce ne rendiamo subito conto è il confronto con l’altro che ci arricchisce ed è quello che ci gratifica realmente nell’incontro con la diversità. L’umanità ha un senso solo nella relazione tra gli esseri umani. Il linguaggio, ciò che ci distingue dall’animale ha una natura relazionale, senza un Altro cui rivolgersi il pensiero sarebbe solo autoreferenziale e le grandi conquiste dell’umanità non si sarebbero mai realizzate. L’incontro con il portatore di handicap, che ci obbliga ad uscire dagli schemi abituali e ci impone di posare almeno per un po’ di tempo la nostra maschera, ci riporta a quella dimensione di irrequietezza originaria, che ha caratterizzato la nostra infanzia, che ci ravviva, ci permette di cambiare, di riscoprirci, di metterci in gioco e osare. Così la difficoltà iniziale nell’incontro con la diversità del portatore d’handicap, che ci obbliga a metterci in gioco, alla fine è ampiamente ripagata dal senso di autenticità con la quale abbiamo a che fare. Un sentimento che talvolta ci può travolgere e con la quale bisogna imparare ad avere a che fare, ma che ci porta sempre verso nuove ed arricchenti sfide.

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