Vulvodinia: il dolore che la medicina non ascolta

I sintomi sono: dolore durante i rapporti sessuali, sensazione di irritazione (simile ad abrasione), sensazione di “microtaglietti”, anche con tagli visibili, secchezza e prurito, sensazione di scosse a livello vulvare. Consiste in un dolore vulvare persistente, cronico, invalidante. Per chi ne soffre bastano dei pantaloni attillati, un giro in bicicletta o uno sfregamento incauto a scatenare il dolore.

La diagnosi è facile: basta eseguire uno swab test, o test del cotton-fioc. Si tocca la vulva con la punta di un cotton-fioc.

L’ingresso della vagina è ricchissimo di terminazioni nervose. Per chi soffre di vulvodinia si è persa la capacità di distinguere tra tocco e dolore e il cervello risponde attivando le aree del dolore.  

Come non esiste una sola causa, allo stesso modo non esiste una terapia valida per tutte. Sul fronte neurologico, bisogna innanzitutto spegnere l’interruttore del dolore. Qui entrano in gioco i miorilassanti, per agire sull’ipercontrattilità del pavimento pelvico, e gli antidepressivi o antiepilettici, categorie di farmaci che, a bassi dosaggi, agiscono sul dolore neuropatico.

Il supporto psicologico è fondamentale: oltre ad eventuali traumi pregressi da affrontare, c’è anche il trauma del quotidiano, la vulvodinia è una patologia cronica.

L’altro fronte terapeutico è quello muscolare. La riabilitazione del pavimento pelvico è praticata da fisioterapisti e ostetriche specializzate.

Se senti il bisogno di un supporto psicologico non esitare a contattarmi: aspettare non è mai una buona idea. Compila il form e fissiamo un appuntamento
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