Innamorarsi a tutte le età: affettività e sessualità nel trascorrere degli anni

Che cos’è l’amore?

Tanti direbbero il più grande sentimento che possiamo provare. Ma fermiamoci un attimo e riflettiamo su questo termine: “amore”.

Come tutte le parole, anche la parola “amore” richiama un concetto. Questo concetto è un’idea variabile, che cambia a seconda delle culture e delle epoche nella quale viviamo.

I Greci, i progenitori della cultura occidentale, consideravano che l’amore più puro, e in questo concetto includevano anche i rapporti sessuali, fosse quello tra due persone dello stesso sesso, perché non contaminato dalla funzione riproduttiva.

Da dove deriva il nostro attuale concetto di “amore romantico”? Dai trovatori del 1300 che si muovevano di coorte in coorte cantando canzoni d’amore. I trovatori cantavano di un amore puro, diretto alla sublimazione dei sensi: l’amore terreno doveva rappresentare la ricerca sublime dell’amore divino.

Che cos’è l’innamoramento?

Bisogna partire da un altro concetto più antico e basilare, quello di attaccamento.

Noi esseri umani nasciamo fragili ed insicuri e quindi abbiamo bisogno della protezione dei nostri genitori, in primis della nostra madre, che ci dà inizialmente anche il nutrimento necessario alla nostra vita. L’attaccamento è più di una ricerca di nutrizione, ma è legato alla ricerca di protezione, di serenità, di calore affettivo, di sensibilità.

A seconda delle relazioni che viviamo, sviluppiamo un certo modello di attaccamento che sarà alla base degli schemi che metteremo in atto quando ci relazioneremo con qualche altra persona significativa per noi.

Innamorarsi non ha età: sia nel senso che è possibile innamorarsi ad ogni età, sia che una persona può innamorarsi di un’altra anche se tra di loro vi è una grande differenza di età. La funzione dell’innamoramento è  legata all’affettività, alla nostra capacità di emozionarci. Anche un corpo debole e malfermo prova delle emozioni e la persona può innamorarsi.

Che meccanismi psicologici intervengono quando ci innamoriamo?

Prima di tutto la persona di cui ci innamoriamo viene idealizzata, cioè proiettiamo su questa tutto ciò che vorremmo che avesse una figura che ci piaccia, ci protegga, ci attragga: il nostro lui diventa il principe azzurro e la nostra lei la principessa delle favole. Il modello dipende dai nostri valori di riferimento cui siamo stati abituati tutta la vita.

È un meccanismo inevitabile, ma non bisogna preoccuparsene troppo, l’importante è che successivamente iniziamo ad apprezzare il nostro “amore” per quello che è nella realtà, anche con i suoi difetti. Non esistono né i principi azzurri né le principesse delle favole, però sicuramente il nostro “amore” ha tante caratteristiche ottime che ci fanno stare bene con lui e desiderare che stia sempre con noi.

L’altra faccia della medaglia è la svalutazione: quando ci accorgiamo che la figura idealizzata che avevamo imposto alla persona amata non corrisponde alla realtà e chiudiamo ogni comunicazione, accusando l’altro di averci ingannati, quando nella realtà l’illusione è sempre stata nostra.

L’amore non è eterno: dura finché dura. Ricordiamoci che è possibile coniugare l’amore solo al presente: quando dico a qualcuno “ti amo”, so cosa provo mentre lo dico, ma la locuzione “ti amo per sempre” non ha alcun senso.

L’amore è costruire qualcosa con l’altro in una continua evoluzione, in cui si cambia reciprocamente, a volte si intraprendono strade diverse, si rompe la sintonia e l’amore finisce. Amare è una costruzione attiva che trasforma una realtà di per sé insignificante in un qualcosa di affascinante, che permette il processo di idealizzazione, che accende la scintilla dell’innamoramento. La fiamma va poi ravvivata da una passione continua che si trasforma con il nostro essere.

Perché tendiamo ad innamorarci?

Noi esseri umani abbiamo bisogno dei nostri simili, da soli non siamo completi. Un bell’esempio è quello descritto nel “Simposio” di Platone. Inizialmente gli esseri umani erano ermafroditi e sufficienti a sé stessi, gli dei invidiosi divisero l’umanità a seconda del genere e da quel tempo tutti cerchiamo l’altra metà della mela che ci completerebbe.

Per i biologisti puri l’amore non esiste: è semplicemente il correlato emotivo della funzione che ci porta a riprodurre la specie. Ci innamoriamo per arrivare a procreare. Ci sembra una visione riduttiva. Soprattutto oggi in cui non è più un imperativo dover avere dei figli, l’amore può spaziare in ogni dimensione. Abbiamo fatto particolare attenzione a non parlare di amore eterosessuale, l’amore non è una questione di genere, fa parte dell’umanità.

L’amore è il piacere di superare la solitudine esistenziale che portiamo dentro, è la ricerca di qualcun altro con cui condividere la propria vita in ogni suo aspetto, gioioso e doloroso.

Se il processo dell’innamoramento segue un processo positivo, si concretizza una relazione di coppia, cioè una relazione significativa che porta alla nascita di una storia condivisa fatta di linguaggi e significati che appartengono esclusivamente a quella coppia.

È importante pensare alle relazioni di coppia come a dei percorsi in continua crescita e tesi al raggiungimento di un equilibrio che viene ridefinito dalla coppia ogni volta che si verificano cambiamenti importanti.

Ricordiamo alcune componenti che ci devono comunque essere in una coppia perché possa avere il giusto equilibrio:

  • una buona comunicazione a tutti i livelli
  • una buona intesa sessuale
  • degli interessi in comune
  • una buona dose di pazienza
  • una buona capacità di amarsi e amare l’altro.

Non si può parlare di amore e di affettività senza parlare anche di sessualità, infatti ormai è evidente come la sessualità sia un’esperienza presente in tutti i contesti della nostra vita.

Quando parliamo di sessualità, possiamo distinguere 6 dimensioni:

  • La dimensione riproduttiva (a qualunque costo): è quella più “antica”, primordiale, è quella regolata dall’istinto di accoppiarsi a puri scopi riproduttivi.
  • La dimensione ludica (fare sesso): è la modalità in cui si gioca con il partner, si fa sesso con il semplice scopo di divertirsi e provare piacere.
  • La dimensione sociale (stare insieme): è una dimensione in cui si crea un legame con l’altro, si genera un senso di appartenenza, un “noi”.
  • La dimensione semantica (fare l’amore): la sessualità acquista un nuovo valore, attraverso il corpo ci si incontra, ci si dichiara l’amore.
  • La dimensione narrativa (avere una storia): è la dimensione di una coppia solida, che ha costruito una propria storia, che è unica ed è solo loro.
  • La dimensione procreativa (fare un bambino): a differenza della prima dimensione, non si tratta di un semplice riprodursi, ma significa chiamare qualcuno all’interno della coppia, fatto dai due partner.

Queste dimensioni danno dei punti di riferimento per capire di cosa stiamo parlando, quando parliamo di sessualità, ma non sono vincolanti né obbligatori. Ognuno si sviluppa in un certo modo e si colloca in una o più dimensioni contemporaneamente: ogni storia è a sé!

Tuttavia, parlando a livello generale, si può dire che ci sia un percorso naturale tra queste dimensioni, il che ci spiega anche come cambino queste dimensioni con il passare del tempo.

Quando si è ragazzi, adolescenti, è normale iniziare ad avere delle prime esperienze sessuali sotto forma di “gioco”, in cui si sperimenta il proprio corpo e il proprio piacere (dimensione ludica). In alcuni casi questo si associa alla dimensione sociale, quindi al “mettersi insieme”, ma non sempre è così. A volte ci si limita all’esperienza sessuale fine a se stessa.

Con il passare degli anni, in genere si assiste a una stabilizzazione, per cui se si è fortunati a trovare la “persona giusta”, con lei si sperimenterà la dimensione semantica e quella narrativa, quindi si costruirà una storia e si farà l’amore con quella persona speciale. Ed eventualmente, potrà insorgere, prima o dopo, il desiderio di allargare la famiglia facendo un figlio (dimensione procreativa).

Ciò non significa, però, che all’interno di una coppia stabile e duratura non ci possa essere più spazio per la dimensione ludica, anzi, è altamente auspicabile! Sia per mantenere la passione, sia per combattere contro il tempo che passa, è utile continuare a giocare con il partner, anche mentre si fa l’amore.

Ovviamente, con il passare degli anni, il corpo subisce notevoli cambiamenti: i capelli diventano bianchi, la pelle diventa rugosa e meno elastica, si accumula materiale adiposo, il seno e i glutei diventano più flaccidi…

Oltre ai cambiamenti legati al corpo, si verificano anche altri cambiamenti ormonali e legati alla sessualità.

Nella donna, con l’arrivo della menopausa, si evidenziano:

  • Bassi livelli di estrogeni
  • Secchezza vaginale
  • Atrofia vaginale 
  • Calo del desiderio

Nell’uomo si evidenziano:

  • Una lenta diminuzione di testosterone
  • Un allungamento del periodo refrattario
  • La necessità di una stimolazione meccanica per raggiungere l’erezione
  • L’aumento delle fluttuazioni dell’erezione

A questo quadro si aggiunge inoltre un aspetto culturale e sociale.

La società spesso si trova a stigmatizzare la sessualità nella terza età, per diversi motivi:

  • Perché la sessualità è considerata superflua
  • Perché la sessualità è considerata pericolosa
  • Perché la sessualità è considerata colpevole
  • Perché si continua ad associare il concetto di vecchiaia a quello di malattia.

Ma bisogna sfatare il mito dell’“asessualità geriatrica”. Si dà per scontato che con l’età i cambiamenti fisici ed ormonali ed il sopraggiungere di malattie croniche, riducano o annullino la sessualità.

In realtà molti studi sono concordi nel riportare che nella cosiddetta “terza età”, tra i 70 e gli 85 anni, circa il 39% degli uomini e il 17% delle donne risulta aver ancora rapporti sessuali, anche se con una frequenza e intensità ridotti rispetto alle decadi precedenti.

Le donne in post-menopausa sono ancora sessualmente attive: secondo un sondaggio americano su 874 donne in post-menopausa di età nella fascia 45-64 anni, il 64% ha dichiarato di avere un’attività sessuale.

Quali conseguenze ci sono nel mantenimento di un’attività sessuale anche in età avanzata? Assolutamente positive!!

A livello individuale si identifica:

  • Una maggiore autostima
  • Maggiore autosufficienza
  • Maggiore voglia di vivere
  • Migliore qualità di vita

A livello relazionale si riconosce:

  • Un’azione di rinforzo del legame
  • Maggiore apertura della coppia
  • Minore aggressività
  • Minore rigidità

Per concludere quindi, abbiamo parlato prima di amore e di affettività, ora di sessualità, ma come già detto, all’interno di una relazione significativa questi aspetti sono strettamente connessi, infatti sia l’innamoramento sia il sesso sono caratteristiche fondanti dell’essere umano.

Insomma…Fare sesso è bello, ma fare l’amore lo è molto di più!

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