La variante omicron non l’avevo considerata

La variante omicron del Covid impazza e non si capisce come fermarla.

Sono colpiti ugualmente i vaccinati che i non vaccinati. Da capire se il minore intasamento delle unità ospedaliere sia dovuto all’efficacia dei vaccini o ad una minore virulenza del vaccino.

Qualunque sia la spiegazione lo sapremo solo in futuro. Quello che sappiamo di sicuro di questo virus è che è quello dell’isolamento e della solitudine: chi è positivo, o sospetto tale, è tagliato fuori dal mondo.

Proviamo però ad ampliare lo spettro e a fare qualche e ipotesi sul perché la nostra società patisce in questo modo questa Pandemia. Stiamo osservando un aumento di suicidi, omicidi, suicidi/omicidi, malattie psichiatriche e un maggiore consumo di psicofarmaci.

La “civiltà del benessere” ha un numero spaventosamente in crescita di famiglie “monopersonali”, non-famiglie, costituite da una sola persona. Quando si è isolati dal resto del mondo non si ha nemmeno nessuno a cui rivolgersi in famiglia.

La nostra “società della prestazione”, il bisogno indotto di dover riuscire per forza, il riempirsi di obbiettivi, appuntamenti, distrazioni, genera in realtà un vuoto di significato esistenziale. Che fare di produttivo nei momenti di isolamento che possono durare anche settimane, se non si ha la fortuna di lavorare in smart working?

La natura paradossale della solitudine odierna è che è figlia di una precisa concezione della libertà: l’illusione di potere far a meno di tutto, tranne che del denaro. Questo isola l’individuo, lo spoglia della sua appartenenza.

Ovviamente anche questa volta ci vengono ai aiuto i social. La solitudine di massa si diffonde tra selfie ossessivi e le app d’incontri, sotto la superficie della normalità in cui predomina il consumismo emotivo, fatto di pseudo-relazioni usa e getta e di community che comunicano il niente.

L’isolamento indotto dalla tempesta raggelante della pandemia, e la conseguente frustrazione, hanno portato a galla tutti i timori della solitudine, illudendoci che i social possano combattere il senso di vuoto. La digitalizzazione incede inarrestabile.

Nell’ultimo anno la quasi totalità degli Italiani è stata online, con 35 milioni di persone sui social. Grosso modo un Italiano su due si è buttato a capofitto sulle app pur di ammazzare la solitudine, chattando e videochiamando, acquistando e facendosi recapitare a domicilio i pasti e quasi ogni genere di merci.

La nostra stessa fisiologia richiede la presenza e attenzione reciproca con un altro essere umano reale per attivare l’ossitocina, l’ormone dell’attaccamento, indispensabile per sentirci al sicuro. Una stretta di mano, una carezza, un abbraccio, sapere soprattutto di avere qualcuno di fidato al proprio fianco: questi sono i veri antidoti alla disperazione.

Tutto il resto è un misero surrogato che non risolve la nostra solitudine esistenziale.

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