Pratica della Mindfulness

Il significato della parola mindfulness si riferisce ad un particolare stato mentale che ha a che fare con l’attenzione e la consapevolezza. Queste capacità, poco allenate ma potenzialmente presenti in ciascuno di noi, possono essere coltivata e sviluppate in maniera sistematica grazie a specifiche tecniche estrapolate da tradizioni meditative.

Possiamo definire i concetti di attenzione e consapevolezza come i due pilastri della mindfulness. L’affinamento di queste due competenze, in un percorso meditativo efficace, dovrebbe procedere di pari passo e in armonia, questo porterebbe ad uno stato di pienezza, alla capacità di vivere ciò che c’è nel presente senza essere continuamente proiettati verso il futuro oppure ancorati al passato.

Da un punto di vista clinico, acquisire la capacità di vivere nel presente riduce inevitabilmente i sintomi ansiosi, e porta ad una visione ed interpretazione della realtà più obiettiva, meno condizionata da costrutti o significati personali, spesso scorretti.

Tale pratica meditativa si è rivelata molto utile, oltre al trattamento dei disturbi d’ansia e dei disturbi alimentari, anche nel trattamento dei disturbi ossessivi compulsivi, in cui il paziente viene aiutato a rispondere invece di reagire al bisogno compulsivo.

Attraverso la pratica della mindfulness è possibile imparare a migliorare la propria capacità di regolare le emozioni, incontrare gli altri in maniera più empatica e meno giudicante. Si impara inoltre a rafforzare l’intero equilibrio psicofisico con conseguenze positive sul sistema immunitario e a sviluppare una maggiore fiducia verso le proprie capacità.

Il concetto di mindfulness ci riporta all’idea di meditazione. Nella tradizione tibetana meditare significa familiarizzare la mente e il corpo attraverso le 5 coscienze sensoriali (vista, olfatto, udito tatto, gusto) che permettono al corpo di vivere l’esperienza presente cosi com’è senza alterazioni di alcun tipo. L’armonia tra mente e corpo è alla base di uno stato di benessere.

A volte si pensa erroneamente che meditare significhi ricercare oppure ottenere uno stato di “vuoto” mentale. Tale pregiudizio crea spesso uno degli ostacoli maggiori all’ottenimento di tale risultato. Accettare i propri pensieri e le proprie emozioni, in un contesto guidato, “salutando” con amorevolezza tutto ciò che ci attraversa, permette a pensieri ed emozioni di essere riconosciuti e di sfumare per un po’, per poi magari ritornare a catturare la nostra attenzione e dissolversi nuovamente in un gioco circolare, come in una danza.

Per tutti questi motivi la pratica della mindfulness in ambito terapeutico aiuta sia il paziente sia il terapeuta nella creazione di una relazione più creativa, favorendo nel terapeuta una consapevolezza globale di ciò che sta capitando in seduta, e nel paziente una maggiore chiarezza di ciò che sta capitando dentro di lui e nelle sue relazioni con gli altri.

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