Gli psicologi e il diritto alla salute

Manifesto per il 7 Aprile della Rete Sostenibilità e Salute

La dimensione relazionale è centrale nel rapporto di cura, e coinvolge il paziente come persona all’interno delle proprie reti familiari e sociali. Per questo serve un approccio multidisciplinare, in stretta sinergia con l’ambito di intervento sociale”

Il 7 Aprile, in tutta Europa, si terrà una mobilitazione europea contro la commercializzazione della salute. Alcuni psicologi del settore pubblico e privato che aderiscono a tale mobilitazione si interrogano e interrogano la propria comunità professionale anche alla luce della recente pubblicazione del Decreto sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in Gazzetta che sancisce il diritto dei cittadini all’assistenza psicologica come norma dello Stato che rischia di rimanere una dichiarazione giusta nelle intenzioni ma senza consistenza.

Laddove le politiche professionali sono riuscite a sperimentare forme di collaborazione con i medici si è potuto osservare un incontrovertibile miglioramento della presa in carico delle forme di crisi dei cittadini ed una riduzione della spesa pubblica. Non è forse il tempo di riconoscere che anche noi psicologi possiamo e dobbiamo portare il proprio contributo nell’ambito della salute pubblica? Non dobbiamo forse occuparci anche noi di questo bene comune? Come mai è difficile ritrovarci ai tavoli di sanità pubblica con gli altri operatori della salute, in particolare i medici, per portare il nostro contributo rispetto alla dimensione relazionale e di significato della sofferenza. Crediamo non abbia valore?

La sofferenza che la crisi economica impone ai cittadini e alle istituzioni che dovrebbero farsene carico non può essere affrontata senza uno sguardo scettico verso un paradigma neoliberista che, privatizzando e mercificando la salute mentale, relega sempre più il contributo della nostra comunità professionale nel libero mercato. E’ così vero che la privatizzazione ha favorito l’assunzione delle giovani generazioni? E se le assunzioni sono avvenute, a quali condizioni si lavora oggi nell’ambito sanitario privato?

Può essere difficile combattere per la salute pubblica, settore da cui ci siamo esclusi come professionisti, relegandoci nella giungla delle cooperative e del privato sociale. Ma in qualità di cittadini salvaguardare il sistema sanitario nazionale è in primis un gesto verso la comunità tutta oltre che verso noi stessi. E’ auspicabile che la psicologia entri di diritto all’interno di un sistema sanitario universalistico che sia realmente attento ai bisogni della cittadinanza. Quanto costa, oggi, comprarsi un pezzo di salute?

Come professionisti siamo portatori di un sapere realmente utile per tutta la collettività, il nostro lavoro è stato sancito come diritto per chi dovrebbe beneficiarne. Ne siamo consapevoli? Quanto siamo pronti a ribadire l’importanza di adottare una visione olistica dell’uomo, dell’importanza della relazione al di fuori del nostro studio? Quanto vorremmo che tutti possano beneficiare del frutto di quello che sappiamo funzionare e dei nostri strumenti?

L’occasione di questa mobilitazione europea ci offre il pretesto per riflettere su quale direzione di sviluppo il nostro operato quotidiano stia favorendo. La possibilità di riflettere ed incontrarsi per discutere e costruire un fronte comune di lavoro sono le basi per la costruzione di una consapevolezza che non sia solo individuale ma collettiva.

Per info e sottoscrizioni : sportelloconnessioni@gmail.com

Manifesto per la creazione

di un fronte comune

per la difesa del Sistema Sanitario Nazionale

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