Riflessioni sulla “Giornata mondiale contro la violenza sulle Donne”

Come mai ancora nel 2018 si avverte la necessità di una “Giornata mondiale contro la violenza sulle Donne”, celebrata il 25 Novembre?

La risposta, per quanto ovvia, è che è necessario perché le Donne sono continuamente ancora oggi oggetto di violenza. Possiamo anzi parlare di molteplici tipi di violenza.

Quella più evidente, per la quale si dà maggior risalto, è quella fisica, più visibile e mediatizzata, fatta di ferite, di botte e di vessazioni quotidiane che possono sfociare fino all’omicidio. E allora è facile pensare all’uomo cattivo, il folle, che esagera e va fermato quanto prima.

Ma ogni ferita, anche psicologica, inferta ad una donna rappresenta l’ingiustificata svalutazione quotidiana delle capacità femminili. Le Donne devono convivere da sempre con una radicata storia universale di prevaricazione, che le rende meno libere e con meno diritti.

In quest’ottica di oppressione continua, assorbita fin dalla più tenera età, solo allargando l’orizzonte ad un sociale, ancora oggi dominato dal maschile, si può capire la dinamica che si può instaurare tra una Donna maltrattata e il suo aggressore, con la Donna che si sente in colpa, che non riesce a chiedere aiuto, che rischia di soccombere alla violenza e talvolta ci rimette la vita.

Ma tale violenza del maschile è inscritta nella società.
A parità di livello, le Donne guadagnano meno di un uomo, solo perché sono Donne.
Una Donna che denuncia una violenza sessuale rischia il linciaggio mediatico, con il solito ritornello “in fondo se l’è andata a cercare”, spesso con i tribunali che emettono sentenze quantomeno discutibili contro le Donne per il tipo di abbigliamento che indossavano. In questi casi andrebbe insegnato ai maschietti che in un rapporto sessuale ci si può fermare quando si vuole e più che cercare di capire se un “no” è detto con convinzione o meno, sarebbe meglio cercare un “sì” dalla partner.
Ancora oggi si vuole rimettere in dubbio la possibilità di abortire delle Donne, sia con i medici “obbiettori” in costante aumento, sia con la proposta di nuovi disegni di legge. Anche questa è violenza, perché priva la Donna della possibilità di decidere liberamente del proprio corpo e del proprio futuro.

E questi sono solo alcuni esempi, ma per concludere, va citata la Dichiarazione del 1993, fatta durante le giornate sui Diritti Umani: “I diritti umani delle donne sono un’inalienabile, integrale e indivisibile parte dei diritti umani universali. La completa ed uguale partecipazione delle donne nella vita politica, sociale ed economica a livello nazionale, regionale ed internazionale e lo sradicamento di tutte le forme di discriminazione in base al sesso sono l’obiettivo prioritario della comunità internazionale” (Dichiarazione di Vienna, 1993, Parte 1, Par. 18).

Tutto questo perché in un futuro prossimo non ci sia più bisogno di dichiarazioni d’intenti altisonanti e si possano abolire giornate contro la violenza sulle Donne, perché finalmente le Donne saranno considerate semplicemente uguali all’altra metà dell’umanità.

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