SMARTWORKING: È DAVVERO COSÌ SMART?

Da quando c’è stato il lockdown a causa del covid nel 2020, tante aziende hanno scoperto lo smartworking.

Prima del 2020 in Italia erano pochissime le aziende che lo contemplavano ed era gestito da regole poco elastiche, concedevano un giorno a settimana che doveva essere preventivamente concordato e pianificato di mese in mese. Poi c’è stato il lockdown durante il quale si lavorava costantemente in smartworking, per arrivare gradualmente tra la seconda metà del 2021 e l’ inizio del 2022 quando è iniziato il graduale rientro in ufficio gestito con modalità diverse a discrezione delle aziende. Alcune hanno stabilito un tetto massimo annuale di giorni in cui si può fare smartworking, più o meno intorno al 50-60%.

Quando è iniziato nel 2020 lo smartworking forzato a causa del lockdown è stato affrontato con emozioni contrastanti… da un lato un senso di sicurezza dato dal non dover uscire di casa che garantiva di evitare eventuali contagi, dall’altro un senso di smarrimento dovuto al fatto di dover imparare un nuovo modo di lavorare, da casa senza rapporti diretti con i colleghi ma solo tramite videochiamate, con la difficoltà aggiuntiva di dover ricavare in casa un angolo per la propria postazione di lavoro.

Dopo le difficoltà iniziali ci si è abituati con queste modalità che comunque comportavano dei vantaggi come il fatto di potersi svegliare pochi minuti prima dell’orario lavorativo, non doversi spostare, poter ricevere pacchi a casa, poter lavorare anche dalla casa al mare…

Ma ci sono anche alcuni svantaggi… col fatto di non doversi spostare per tornare a casa si lavora di più oltre l’orario lavorativo, viene a mancare la “disconnessione” perché ormai ci si è abituati a fondere gli spazi lavorativi con quelli domestici, mentre prima erano più delineati: in ufficio si lavorava, a casa ci si dedicava alle proprie attività personali. Sono diminuiti i giorni di mutua richiesti dai dipendenti perché potendo lavorare da casa, anche se non si è in forma fisicamente si riesce a lavorare lo stesso però non si tiene conto del fatto che un po’ di riposo farebbe bene. Inoltre per chi vive da solo può essere alienante passare una giornata intera senza poter interagire di persona con un altro essere umano.

Dopo esserci abituati a queste modalità che, per i dipendenti di molte aziende private, sono state le uniche possibili per più di un anno, c’è stato il rientro… per la prima volta molti si sono sentiti felici di andare in ufficio, rivedere dal vivo colleghi che non vedevano da più di un anno, riprendere i riti della socialità in ambiente lavorativo, le chiacchierate durante la pausa caffè, il pranzo insieme ai colleghi, la possibilità di potersi confrontare dal vivo, tutti i lati positivi del lavoro in presenza. Ovviamente ci sono anche i lati negativi come il doversi svegliare più presto al mattino e lo spostamento tra casa e ufficio.

Inoltre ci sono pro e contro anche a livello economico, il lavoro in ufficio prevede spese di spostamento e costi per il pranzo (spesso il ticket dato dall’azienda non basta a coprire il costo di un pasto), invece in smartworking aumentano i consumi di elettricità e riscaldamento di casa e c’è da considerare la spesa sostenuta per creare la propria postazione lavorativa.

Sicuramente la cosa migliore sarebbe poter scegliere liberamente se e quando andare in ufficio conciliando al meglio i propri impegni personali e lavorativi, per poter beneficiare dei vantaggi delle 2 modalità.

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