Social network: un nuovo modo di comunicare, mediare o nascondersi?

Su Internet cerchiamo informazioni, facciamo acquisti, giochiamo. Ma in che spazio navighiamo? Di che spazio si tratta? È virtuale o reale? In Internet “navighiamo” ogni giorno, tutti: bambini, adolescenti o anziani, entriamo in relazione con gli altri.

Entriamo in relazione con gli altri attraverso i social network. Cosa sono? Un fenomeno nuovo e un nuovo modo di comunicare. Il nostro bisogno narcisistico di dover sempre apparire, tipico della società dell’immagine attuale, ci porta a dover mostrare tutto in pubblico, andando a creare confusione tra ciò che è privato e ciò che è pubblico.

Lo sviluppo tecnologico, in particolare informatico, ha modificato in un tempo davvero breve il nostro modo di vivere. In questo contesto, i social network non costituiscono solo una moda temporanea. La loro capacità di accogliere e supportare comunità disperse, li rende veri e propri cyberspazi, ossia luoghi virtuali che permettono la creazione e lo sviluppo di gruppi, secondo regole nuove, costituite da immagini e funzioni linguistiche, libere dei ruoli sociali, che si costruiscono sulla certificazione del riferimento ad una identità corporea.

Il social network resta innanzitutto un punto di incontro tra le reti reali e le reti virtuali, ha quindi effetti sulla realtà concreta perché permette di aumentare le opportunità di cambiamento della propria posizione o di aumentare le relazioni all’interno di una rete sociale. È una forma di autopromozione, dove il soggetto può scegliere la propria presentazione quindi tagliare, nei limiti del possibile, la propria immagine secondo il suo desiderio.

Proponiamo una riflessione su Facebook, preso a paradigma di tutti i vari social network oggi presenti in rete.

Phersu è una parola etrusca e indica qualcosa come l’attore-pantomimo-danzatore-sciamano-sacerdote, eventualmente anche la sua maschera o le sue insegne. Da Phersu deriva il latino persona, maschera, e l’italiano personalità, così come tanti altri termini in varie lingue. Tutti noi abbiamo bisogno di confrontarci con gli altri individui della società nella quale viviamo, e per fare ciò indossiamo una maschera, un abito pubblico, perché mostrarci nella nostra essenza più profonda ci espone a troppa ansia.

Ci sono alcuni rischi che qui andiamo brevemente ad accennare.

Nel cyberspazio, si può provare a giocare con le personali eterogeneità, proprie e altrui, se si è consapevoli che si tratta comunque di una proiezione immaginaria e non ci si fa prendere troppo dal ‘gioco trasformista‘. L’avatar diventa un modo per confrontarsi con l’alterità o una fuga dalla realtà? Un modo per implementare la narrazione di sé o per dimenticare le parole vere che ci descrivono?

Il mondo “virtuale” di internet appare come una superficie piatta, senza punti ciechi, senza zone d’ombra, omogeneamente illuminata; una dimensione in cui tutto è visibile, ogni scelta mostra le sue conseguenze, ogni simbolo è saturato, ogni “incipit” portato a compimento. Ma la dinamica del desiderio e dell’immaginazione non può nutrirsi che delle distanze, delle differenze, dello “spazio di assenza”, che si genera attraverso l’apertura e il confronto.

Forse in fin dei conti si è persa anche un’occasione con i social network nuovi, perché come diceva Morozov, nel suo libro L’ingenuità della rete, internet ci ha dato l’illusione di aver creato una nuova generazione di “ribelli digitali”, mentre è sempre più chiaro che siamo di fronte a “prigionieri digitali”, che sanno consolarsi online, qualunque sia la situazione politica o sociale.

Attraverso Facebook ci si confronta con gli altri ma al riparo dal contatto diretto, eppure nel chiuso della propria stanza, di fronte allo schermo, sembra che non ci si senta mai soli. Il grande assente è proprio il corpo, oggetto di tante preoccupazioni da parte dei ragazzi, che rimane nascosto, abbandonato seduto davanti a uno schermo, per poi tornare di nuovo esposto ma appiattito nelle foto postate e nelle pose che assume, spesso seguendo i canoni stereotipati condivisi anche da giornali e televisione.

Ci viene da proporre rispetto a questo nuovo inarrestabile fenomeno dei social network, nati in fondo da un lustro o poco più, un unico consiglio: avvicinarvisi senza demonizzarli ma in maniera critica.

Podcast puntata Martedì 19/11/2013 su Radio Flash

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